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Mutui a tasso fisso e variabile, come sarà il 2019?

Valore Casa

Importi chiesti ed erogati in aumento, surroghe in calo, tassi favorevoli. Questo è il riassunto del 2018 per i mutui in Italia. Facile.it ha tracciato qualche previsione per l’andamento dei finanziamenti per l’acquisto di casa per il 2019.

Mutui, com’è andato il 2018
Analizzando un campione di 40 mila domande di mutuo raccolte da gennaio a dicembre 2018, Facile.it e Mutui.it hanno rilevato che le somme richieste nel 2018 sono aumentate. Gli aspiranti mutuatari hanno cercato di ottenere, in media, 132.453 euro, vale a dire il 3,3% in più rispetto al 2017. All’aumento dell’importo medio richiesto ha corrisposto una crescita delle somme effettivamente concesse; il taglio medio erogato dagli istituti di credito nel corso dello scorso anno è stato pari a 128.886 euro (+0,5% rispetto al 2017).

Altro dato positivo è quello relativo al Loan To Value (LTV), vale a dire la percentuale del valore dell’immobile finanziata dal mutuo. Questo parametro è passato dal 61% del 2017 al 69% del 2018 per ciò che riguarda le richieste e dal 60% al 65% per quanto concerne gli erogati. Leggermente maggiore, anche, l’età media dei richiedenti (passata da 40 a 41 anni) mentre è rimasta stabile la durata media dei piani di ammortamento richiesti (poco più di 22 anni).

Dal punto di vista dei tassi, ad un anno di indici ai minimi è seguita una fine d’anno con aumento di spread bancari nell’ordine di 10 punti base per i tassi variabili e di 20 per i tassi fissi. Aumenti che hanno interessato solo le nuove erogazioni.

Tassi dei mutui, meglio fisso o variabile?
Il trend registrato negli ultimi mesi del 2018 si è confermato anche nel 2019; durante i primi giorni del nuovo anno alcuni istituti di credito hanno nuovamente ritoccato verso l’alto gli spread sui nuovi mutui a tasso fisso di lunga durata; aumenti che però sono stati mitigati, almeno in parte, dal calo dell’Eurirs. Alcuni istituti di credito, tuttavia, in controtendenza, hanno invece approfittato del contesto per adottare strategie commerciali più espansive, scegliendo di mantenere inalterati i loro spread.

“Per evitare di pagare più del dovuto, però – consiglia Ivano Cresto, responsabile mutui di Facile.it – viste le differenti strategie di tasso applicate dalle banche, è quanto mai fondamentale confrontare le offerte di più istituti di credito; solo in questo modo è possibile garantirsi i migliori tassi attualmente disponibili che, di fatto, sono comunque ancora molto vicini ai minimi storici ed estremamente convenienti».

Meglio scegliere un mutuo a tasso fisso o a tasso variabile? Per il 2018 il tasso fisso si è confermato re indiscusso del mercato italiano dei mutui, con ben otto aspiranti mutuatari su dieci che si sono orientati verso questa tipologia di finanziamento (erano il 73% nel 2017), con un picco a novembre (87%). “Dati che riflettono con chiarezza come le note vicende legate all’aumento dello spread Btp-Bund e le tensioni dei mercati abbiano spinto molti aspiranti mutuatari a rifugiarsi nel tasso fisso, – spiegano da Mutui.it.- Una scelta che però, almeno nel breve periodo, potrebbe rivelarsi poco premiante se si considera che, dati alla mano, il tasso variabile consente, a parità di cifra erogata, ancora importanti risparmi sulla rata”.

Mutui, il punto sulle surroghe

Anche per il 2018 le surroghe hanno avuto un peso importante sul totale delle richieste, rappresentando un picco del 27% sul totale nei mesi di maggio e giugno. Tuttavia l’anno è stato caratterizzato da un calo sensibile delle surroghe; a novembre la percentuale è scesa al 19,5% mentre a dicembre si è toccato il valore minimo del 2018, 16,6%, percentuale confermata anche dai primi dati parziali registrati nel 2019.

Come mai? “L’effetto più evidente degli aumenti degli spread bancari applicati sui nuovi mutui a tasso fisso è proprio il calo del peso percentuale delle domande di surroga – spiega Ivano Cresto. -Rispetto a settembre 2018, di fatto, la convenienza economica a sottoscrivere un prodotto diverso surrogando oggi è ridotta. Continua certamente ad aver senso, invece, il cambiare tipologia di tasso da fisso a variabile o viceversa se si sceglie di avere una diversa esposizione personale al rischio di eventuali aumenti dell’Euribor”.

Articolo visto su idealista.it